Turrefazioni episodio 71: 2014

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  1. Giancarlo Turra
     
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    Situationist intellectual in the music industry

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    Non so stabilire se si tratta di un particolare frangente esistenziale, di una flessione congiunturale (eh?) collocata verso metà decennio o di chissà cos’altro. Fatto sta che già verso metà novembre 2014 mi rendevo conto che l’annata, dal punto di vista della produzione discografica, è stata di una mediocrità di cui non serbavo memoria in precedenza. Una mattina mi sono trovato a pensare che stiamo messi davvero male se già rimpiangiamo i dischi di un decennio fa: cari ragazzi e ragazze, è del 2004 che stiamo parlando, mica del 1991, del 1979 o del 1968! Consultati alcuni amici e colleghi, l’impressione di una piattezza di fondo riscattata da qualche peso massimo è stata in sostanza confermata. Le idee, dopo tutto questo tempo, sono per forza di cose le solite, ma a colpire non è tanto il riciclo generalizzato, ma la poca convinzione nelle nuove leve: come se i dischi li incidessero per ammazzare il tempo, o più probabilmente per avere un motivo di andare in tour a guadagnarsi la scarsa pagnotta. Ci si mette poco impegno per “costruire” un disco che rappresenti un momento di vita o la fotografia di un momento evolutivo. Qualcosa da condividere tra chi pubblica e chi ascolta, magari avvertendo una scossa interiore e sentendo la pelle d’oca che cresce. Il nodo verosimilmente sta lì: perché mai dannarsi a infondere impegno in qualcosa che oramai interessa a quattro gatti?

    Felice di appartenere all’esigua brigata di metaforici felini, osservo lo scaffale dedicato alle uscite degli ultimi dodici mesi e lo scopro scarno come non mai nella mia pluridecennale carriera di appassionato. Bene così, ché di quei dischi non ne getterei uno che sia uno. E ognuno – pur con le eccezioni a confermare la regola – è figlio di gente in circolazione da un (bel) po’ e che traffica con di tutto un po’. C’è chi scartavetra anima e cuore con un’idea di rock post - o magari pre? - apocalisse e chi ti prende a schiaffi da un garage; c’è chi (si) apre la mente con vibranti commistioni e chi sbatacchia dolcemente le radici; c’è chi si rifugia nella scrittura e nell’intimismo e chi trasforma l’artigianato in arte. Multiculturalismo e conoscenza del passato sono il nome del gioco che più mi piace, perché è solo sapendo da dove veniamo che potremo avere qualche idea su dove stiamo andando. Perché se siamo qui lo dobbiamo a chi ci ha portato in spalla quando non sapevamo camminare, a chi ha scoperto terre ignote quando ancora non sapevamo leggere, a chi ha tracciato percorsi e incroci quando non riuscivamo a orientarci. A costoro sono grato per come continuano a reggere la fiaccola in quest’epoca buia e incerta. Al di là della loro bellezza e della capacità di comunicare, anche per questo mi tengo stretti loro, le loro parole, i loro suoni.

    15 dal 2014

    Damon Albarn – Everyday Robots
    Tony Allen - Film Of Life
    Neneh Cherry – Blank Project
    Bo Ningen – III
    Micah P. Hinson - And The Nothing
    Robyn Hitchcock – The Man Upstairs
    Jolie Holland – Wine Dark Sea
    Orlando Julius & Heliocentrics - Jaiyede Afro
    New Build – Pour It On
    Phantom Band – Strange Friend
    Shellac – Dude Incredible
    Thee Silver Mount Zion Memorial Orchestra – Fuck Off Get Free…
    Sun Kil Moon – Benji
    Chuck E. Weiss – Red Beans And Weiss
    Wytches – Annabel Dream Reader

    E altri buoni assai…

    Carla Bozulich – Boy
    Earth – Primitive And Deadly
    Eels - The Cautionary Tales Of Mark Oliver Everett
    Gallon Drunk - The Soul Of The Hour
    Joe Henry - Invisible Hour
    Mogwai - Rave Tapes
    Bob Mould - Beauty And Ruin
    St. Vincent - s/t
    Tinariwen - Emmar
    Tweedy – Sukierae
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8 replies since 27/12/2014, 15:05   349 views
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