-
Giancarlo Turra.
Situationist intellectual in the music industry
- Group
- Member
- Posts
- 5,341
- Location
- Brescia City
- Status
- Offline
Non so stabilire se si tratta di un particolare frangente esistenziale, di una flessione congiunturale (eh?) collocata verso metà decennio o di chissà cos’altro. Fatto sta che già verso metà novembre 2014 mi rendevo conto che l’annata, dal punto di vista della produzione discografica, è stata di una mediocrità di cui non serbavo memoria in precedenza. Una mattina mi sono trovato a pensare che stiamo messi davvero male se già rimpiangiamo i dischi di un decennio fa: cari ragazzi e ragazze, è del 2004 che stiamo parlando, mica del 1991, del 1979 o del 1968! Consultati alcuni amici e colleghi, l’impressione di una piattezza di fondo riscattata da qualche peso massimo è stata in sostanza confermata. Le idee, dopo tutto questo tempo, sono per forza di cose le solite, ma a colpire non è tanto il riciclo generalizzato, ma la poca convinzione nelle nuove leve: come se i dischi li incidessero per ammazzare il tempo, o più probabilmente per avere un motivo di andare in tour a guadagnarsi la scarsa pagnotta. Ci si mette poco impegno per “costruire” un disco che rappresenti un momento di vita o la fotografia di un momento evolutivo. Qualcosa da condividere tra chi pubblica e chi ascolta, magari avvertendo una scossa interiore e sentendo la pelle d’oca che cresce. Il nodo verosimilmente sta lì: perché mai dannarsi a infondere impegno in qualcosa che oramai interessa a quattro gatti?
Felice di appartenere all’esigua brigata di metaforici felini, osservo lo scaffale dedicato alle uscite degli ultimi dodici mesi e lo scopro scarno come non mai nella mia pluridecennale carriera di appassionato. Bene così, ché di quei dischi non ne getterei uno che sia uno. E ognuno – pur con le eccezioni a confermare la regola – è figlio di gente in circolazione da un (bel) po’ e che traffica con di tutto un po’. C’è chi scartavetra anima e cuore con un’idea di rock post - o magari pre? - apocalisse e chi ti prende a schiaffi da un garage; c’è chi (si) apre la mente con vibranti commistioni e chi sbatacchia dolcemente le radici; c’è chi si rifugia nella scrittura e nell’intimismo e chi trasforma l’artigianato in arte. Multiculturalismo e conoscenza del passato sono il nome del gioco che più mi piace, perché è solo sapendo da dove veniamo che potremo avere qualche idea su dove stiamo andando. Perché se siamo qui lo dobbiamo a chi ci ha portato in spalla quando non sapevamo camminare, a chi ha scoperto terre ignote quando ancora non sapevamo leggere, a chi ha tracciato percorsi e incroci quando non riuscivamo a orientarci. A costoro sono grato per come continuano a reggere la fiaccola in quest’epoca buia e incerta. Al di là della loro bellezza e della capacità di comunicare, anche per questo mi tengo stretti loro, le loro parole, i loro suoni.
15 dal 2014
Damon Albarn – Everyday Robots
Tony Allen - Film Of Life
Neneh Cherry – Blank Project
Bo Ningen – III
Micah P. Hinson - And The Nothing
Robyn Hitchcock – The Man Upstairs
Jolie Holland – Wine Dark Sea
Orlando Julius & Heliocentrics - Jaiyede Afro
New Build – Pour It On
Phantom Band – Strange Friend
Shellac – Dude Incredible
Thee Silver Mount Zion Memorial Orchestra – Fuck Off Get Free…
Sun Kil Moon – Benji
Chuck E. Weiss – Red Beans And Weiss
Wytches – Annabel Dream Reader
E altri buoni assai…
Carla Bozulich – Boy
Earth – Primitive And Deadly
Eels - The Cautionary Tales Of Mark Oliver Everett
Gallon Drunk - The Soul Of The Hour
Joe Henry - Invisible Hour
Mogwai - Rave Tapes
Bob Mould - Beauty And Ruin
St. Vincent - s/t
Tinariwen - Emmar
Tweedy – Sukierae.