A spasso tra i libri: frasi, passi, gemme...

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  1. SILENCIO.
     
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    E allora impara a vivere. Tagliati una bella porzione di torta con le posate d’argento. Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. Sul raccordo del Green Cities’ Service e sulle colline di mattoni illuminate di Watertown, la sottile falce di luna nuova sta distesa di schiena, unghia luminosa di Dio, palpebra abbassata di un angelo. Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada.”

    S.Plath

    Edited by SILENCIO. - 27/5/2013, 22:37
     
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  2. Ederlezi
     
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    Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti.

    Pavese- la luna e i falò.
     
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  3. emma*
     
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    Adorato Pavese <3
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    "Nuttata fitusa, 'nfami, tutta un arramazzarsi, un votati e rivotati, un addrummisciti e un arrisbigliati, un susiti e un curcati. E non per colpa di una mangiatina eccessiva di purpi a strascinasali o di sarde a beccafico fatta la sira avanti, perché almeno una scascione di quell'affannata insonnia ci sarebbe stata, invece nossignore, manco questa soddisfazione poteva pigliarsi, la sira avanti aviva avuto lo stomaco accussì stritto che non ci sarebbe passato manco un filo d'erba. Si era trattato dei pinsèri nìvuri che l'avevano assugliato doppo avere sentito una notizia al telegiornale nazionale: «All'annigatu, petri di 'ncoddru» era il detto popolare che veniva esclamato quando una insopportabile serie di disgrazie s'abbatteva su qualche sbinturato. E per lui, che già da qualche mese nuotava alla disperata in mezzo a un mare in timpesta, e si sentiva a tratti perso come un annegato, quella notizia era stata uguale a una vera e propria pitrata tiratagli addosso, anzi una pitrata che l'aviva pigliato preciso 'n testa, tramortendolo e facendogli perdere le ultime, debolissime forze."

    Incipt de: Il giro di boa di Andrea Camilleri

    Una citazione:

    "Pasquano era fatto accussì, era grevio, 'ntipatico, aggressivo, indisponente. Il commissario sapeva però che si trattava di una forma istintiva ed esasperata di difesa da tutto e da tutti. Passò al contrattacco, usando il tono che ci voleva.
    «Dottore, posso sapere perché mi viene a rompere a casa mia a quest'ora?»
    Pasquano apprezzò.
    «Perché le cose penso che non stiano come sembrano.»"
     
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  4. SILENCIO.
     
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    “C’è un tipo di uomo nel mondo col quale (forse) accetterei di vivere. E’ un tipo d’uomo che se rientrando gli dici “Sai, ho sfasciato la macchina” si mette a ridere ed esclama “Racconta, cara, dev’esser stato divertentissimo”. E, strana cosa, allo stesso tempo è un tipo d’uomo che capisce tutto: Foucauld e Fufluna, i Piaroa e la pittura di Chinn, il Penati e le tombe degli schiavi di Fiumicino. Non è detto che io mi riferisca ad un individuo particolare. Il solo che conosca, del resto, ha già una moglie che adora (per loro e mia fortuna). E vive, s’intende, 1000 miglia lontano - abbastanza perché io creda ancora alla sua esistenza.”
     
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  5. SILENCIO.
     
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    “Una beffarda legge della vita è la seguente: non chi dà ma chi esige, è amato. Cioè, è amato chi non ama, perché chi ama dà. E si capisce: dare è un piacere più indimenticabile che ricevere; quello a cui abbiamo dato, ci diventa necessario, cioè lo amiamo.
    Il dare è una passione, quasi un vizio. La persona a cui diamo, ci diventa necessaria.”

    Cesare Pavese, Il mestiere di vivere
     
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  6. SonofBrahem
     
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    CITAZIONE (SILENCIO. @ 27/5/2013, 23:03) 
    “Una beffarda legge della vita è la seguente: non chi dà ma chi esige, è amato. Cioè, è amato chi non ama, perché chi ama dà. E si capisce: dare è un piacere più indimenticabile che ricevere; quello a cui abbiamo dato, ci diventa necessario, cioè lo amiamo.
    Il dare è una passione, quasi un vizio. La persona a cui diamo, ci diventa necessaria.”

    Cesare Pavese, Il mestiere di vivere

    Ne so qualcosa...
     
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  7. SILENCIO.
     
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    “Non è più bello andare a spasso noi due che siamo donne e lo sappiamo, che guastarsi il sangue con dei maleducati che non han mai saputo che cos’è una ragazza e la prima che vedono le fanno il filo?”.

    Cesare Pavese, La bella estate
     
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  8. SILENCIO.
     
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    Io sono un afflitto, afflitto da mille piccoli dolori che sono forse peggiori di uno grande…poche persone riescono a capire veramente il mio carattere che è davvero disgraziato ma anche buono e sensitivo all’eccesso.


    Sandro Penna, diario del 26 luglio 1922
     
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  9. Ederlezi
     
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    CITAZIONE (SILENCIO. @ 28/5/2013, 17:57) 
    “Non è più bello andare a spasso noi due che siamo donne e lo sappiamo, che guastarsi il sangue con dei maleducati che non han mai saputo che cos’è una ragazza e la prima che vedono le fanno il filo?”.

    Cesare Pavese, La bella estate

    "tra donne sole"?
     
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  10. SILENCIO.
     
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    CITAZIONE (Ederlezi @ 28/5/2013, 18:24) 
    CITAZIONE (SILENCIO. @ 28/5/2013, 17:57) 
    “Non è più bello andare a spasso noi due che siamo donne e lo sappiamo, che guastarsi il sangue con dei maleducati che non han mai saputo che cos’è una ragazza e la prima che vedono le fanno il filo?”.

    Cesare Pavese, La bella estate

    "tra donne sole"?

    "sole donne"; qualche volta fa bene, no?
     
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  11. SILENCIO.
     
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    “E poi mi sono accorto che andando in centro trovi sì qualche conoscenza, ma ti accorgi subito che la tua conoscenza è un fatto puramente ottico. Non trovi le persone, ma soltanto la loro immagine, il loro spettro, trovi i baccelloni, gli ultracorpi, gli ectoplasmi.”
    Luciano Bianciardi, La vita agra

    Egli era bene un poeta, e il poeta, sapete, è quasi un creatore, poichè è colui che con le parole — fiat lux — illumina d’un tratto l’oscurità che ne circonda. Certo la stella e il fiore, la serenità e la tempesta erano anche prima che il poeta ne parlasse, e voi avevate gli occhi per vederle; ma voi non guardavate, e le cose belle erano come se non esistessero: la sua parola fu che per voi le creò. E così io pensava a questo poeta dell’estrema Italia, dove le onde greche si fondono con le latine, come a uno spirito misteriosamente remoto che da un suo speco vegliasse a creare questo mondo fantastico con le Nereidi ululanti dal mare e con le città morte pendenti nel cielo.

    Giovanni Pascoli
     
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  12. SILENCIO.
     
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    La cosa più importante che ho imparato su Tralfamadore è che quando una persona muore, muore solo in apparenza. Nel passato è ancora viva, per cui è veramente sciocco che la gente pianga al suo funerale. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. […] è solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e che quando un istante è passato sia passato per sempre.

    Kurt Vonnegut
     
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  13. SILENCIO.
     
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    Io vorrei scrivere certi versi che ho in mente da tanto tempo. Una specie di Cantico dei Cantici rovesciato.

    “Andrò per le piazze e per le vie, cercherò quelli che nessuno ama”. “O tu che dimori nei giardini, non farmi udire la tua voce”.

    Vorrei scriverlo nella lingua più moderna, quasi sul ritmo di un blues e insieme dovrebb’essere solenne e puro – e anche qualcosa di terribilmente vivo – come un piccolo Goya. È il Cantico dei senza-lingua, come avrà già capito.
     
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  14. SILENCIO.
     
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    Quando amo una persona, io la prendo con me in ogni luogo, dentro di me non mi separo da lei, me ne approprio , un po’ per volta la trasformo nell’aria che respiro e in cui respiro – in dovunque e in nessun luogo. Non so assolutamente stare insieme, non mi è riuscito neanche una volta. Ne sarei capace se fosse possibile non vivere in nessun luogo, essere in un eterno viaggio, semplicemente – non vivere. A me sono d’ostacolo le persone, i numeri delle case, gli orologi che segnano le 10 o le 12 (a volte impazziscono – e allora va bene), mi è d’ostacolo la mia stessa terribile limitatezza, con cui mi scontro – no, con cui ogni volta faccio la conoscenza ex novo – quando comincio a (cercare di) vivere. Quando sono senza l’altro, l’altro in me è più intero – e più vero. I dettagli della vita e dei giorni, tutta la minutaglia quotidiana (vivere è appunto sminuzzare) nell’amore mi sono insopportabili, me ne vergogno come se avessi invitato qualcuno in una stanza non riassettata che quella persona crede mia. Sapete dove e come sto bene? Nei posti nuovi – su un molo, su un ponte – più vicini al nondove, nelle ore che confinano con le nessune. (Esistono.)

    Marina Cvetaeva
     
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  15. SILENCIO.
     
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    “[…] il signor Palomar non riesce a spiccicare parola. Se qualche volta prova a interloquire, s’accorge che tutti sono troppo infervorati nelle tesi che stanno sostenendo per dar retta a quel che lui sta cercando di chiarire di sé stesso.
    Il fatto è che lui più che affermare una sua verità vorrebbe fare delle domande, e capisce che nessuno ha voglia di uscire dai binari del proprio discorso per rispondere a domande che, venendo da un altro discorso, obbligherebbero a ripensare le stesse cose con altre parole, e magari a trovarsi in territori sconosciuti, lontani dai percorsi sicuri. Oppure vorrebbe che le domande le facessero gli altri a lui; ma anche a lui piacerebbero solo certe domande e non altre: quelle a cui risponderebbe dicendo le cose che sente di poter dire ma che potrebbe dire solo se qualcuno gli chiedesse di dirle. Comunque nessuno si sogna di chiedergli niente.”

    Italo Calvino, da 'Palomar'
     
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56 replies since 1/5/2013, 07:04   3229 views
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